CULTURE
- Le interviste di LimpidaMente
Risposta: «Ho sempre avuto la tendenza a scrivere qualcosa, che fosse un diario di certe giornate, o piccoli racconti che prendevano spunti da libri che avevo letto e ne allargavano la storia... ma non avevo mai affrontato qualcosa di organico come un romanzo, diciamo così. Sentivo però il bisogno di cominciare a farlo, pur non sapendo da dove cominciare. Poi, una sera, ero seduto a un tavolo in casa mia e, non so perché, presi un foglio e scrissi queste parole: "Un gatto. Una collina". Decisi di approfondire la cosa, e così cominciò la storia de "Lo specchio è oltre"... uno strano titolo, che è semplicemente legato a un particolare della storia, nel finale, quando la reale comprensione dei poteri di un particolare specchio permette di strappare un velo e di andare oltre: di proseguire nella storia, verso la sua giusta conclusione». Si tratta di un romanzo fantasy. Come mai predilige questo genere letterario? «Era abbastanza naturale che iniziassi col fantasy, perché è il genere che ho letto più frequentemente. Il primo libro che ho letto è stato "Il Signore degli Anelli", e sono veramente debitore, a livello di "spirito della storia", alla Terra di Mezzo di Tolkien: i piccoli piaceri, la speranza che non muore mai, la creazione di un mondo plausibile. Ritengo il fantasy un genere abbastanza fondamentale e pregno di molte possibilità: ti permette di parlare del presente e del mondo reale, usando ambientazioni e scenari inventati, per parlare di cose reali e molto attuali. Penso alla "Storia infinita" di Michael Ende, l'altro libro a cui devo molto, per "Lo specchio è oltre". Il fantasy è un genere molto avvincente, se fatto bene». Quali sono le principali caratteristiche del suo stile letterario? «Non ho la presunzione di potermi paragonare ad altri, per ora, a livello di stile. Si tratta della mia prima opera, e quindi lo stile era ancora in costruzione. Però, riflettendoci un attimo, devo dire che è uno stile non ricercato, nel senso che tende ad andare al centro delle cose, senza perdersi in troppe elucubrazioni mentali, come ho visto fare da scrittori come Terry Brooks, per esempio, parlando sempre di fantasy. Trovo che sia un inciampo alla narrazione. Le riflessioni dei personaggi devono avvenire quando fanno qualcosa, o se succede un determinato fatto. Farlo prima appesantisce la storia. Per questo, la descrizione preferisco farla riguardo ai paesaggi, o su un determinato oggetto, che magari si mette in relazione con lo stato d'animo dei personaggi. È una cosa già fatta ne "Lo specchio è oltre", anche se lì erano solo le prime prove; in una nuova storia che sto scrivendo ora questo aspetto si sta realizzando molto meglio». A quali lettori si rivolge? Soltanto ai ragazzi o a tutti? «Non tendo a rivolgermi a un target preciso di persone; penso che una storia, se ben raccontata, può essere letta da tutti, ragazzi e adulti. Magari riceveranno stimoli diversi da essa, a seconda dell'età o delle sensibilità personali, ma la scrittura parla a tutti. Sono abbastanza contrario alle definizioni di "fasce di lettori". Mi dà sempre l'impressione di una gabbia per l'ispirazione... la scrittura, per me, è molto democratica!». La sua narrazione contiene dei messaggi? «Se questa domanda mi fosse stata fatta tre anni fa, quando finii di scrivere il romanzo, avrei detto no, perché mi sembrava solo una bella storia ambientata in un mondo diverso dal nostro. Poi, però, mi sono reso conto che non era così. Vuoi o non vuoi, se scrivi un romanzo, metti dentro te stesso e la visione del mondo che hai; quindi è inevitabile che un romanzo contenga messaggi. Direi che principalmente volevo comunicare l'importanza di sognare, di riflettere, di leggere, in un mondo come il nostro, che va così di fretta e così "cinico", spesso. E il credere in se stessi, perché a volte abbiamo qualità nelle quali non crediamo neppure noi. E con il personaggio del Negatto, in fondo, ho voluto esprimere il rispetto e l'attenzione verso i gatti, che sono una razza molto più saggia di quello che appare». Secondo lei il genere fantasy è sempre attuale? «Assolutamente sì. Come dicevo prima, il fantasy ti permette di parlare del presente attraverso ambientazioni immaginarie e fittizie, dandoti molta libertà in più; a volte, puoi inserire paralleli col presente attraverso soluzioni narrative che a prima vista non ti dicono niente per l'attuale, ma poi se ci rifletti bene... Penso per esempio al fatto che George Orwell è stato considerato per tanto tempo scrittore fantasy. E nessuno oggi nega che "1984" si stato un romanzo che abbia parlato del presente. E in qualche modo anche del futuro. Ecco perché penso che fantasy e fantascienza siano gemelli e abbiano le stesse potenzialità». Scrive a tempo pieno o svolge anche altre attività? «Purtroppo non riesco a scrivere a tempo pieno, perché sono spesso occupato in lavori precari e senza orari fissi; nonostante due lauree - Beni Culturali e Ricerca Storica - come tanti non ho un'occupazione fissa, ma tanti progetti lavorativi a scadenza. Comunque, riesco ad avere il tempo libero necessario per "isolarmi" e scrivere. Fortunatamente ho la capacità di trovare l'ispirazione in ogni posto e in qualunque momento... a volte sono riuscito a scrivere nel bel mezzo del Capodanno, con la musica a tutto volume e 20 persone intorno!». Come lettore, quali altri generi letterari apprezza? «Sicuramente fantasy e fantascienza sono al primo posto della mia classifica personale, ma adoro anche il romanzo storico, con il quale prima o poi mi cimenterò, e i grandi classici dell'800, soprattutto inglesi e francesi. Stimo molto Ian Mc Ewan - ho adorato "Espiazione" -, Bernard Cornwell e Valerio Massimo Manfredi. E ritengo Jonathn Safran Foer il migliore, oggi, sulla piazza». Pensa che Internet favorisca o penalizzi la diffusione delle opere letterarie? «Credo che Internet favorisca la diffusione dei libri, perchè ti permette di arrivare a un pubblico abbastanza ampio, cosa che i canali tradizionali non permettono. Certo che la possibilità di scrivere in proprio, sulla Rete, con molti meno vincoli, può inficiare la qualità. Penso a quei siti/ blog dove puoi inserire i tuoi libri o racconti gratuitamente: alcune opere sono belle, altre interessanti... ma parecchie di esse sono solo un plagio di opere famose, senza alcuna originalità. Comunque, la possibilità di comprare libri su Internet è un altro aspetto molto importante, che permette di arrivare a testi che normalmente non raggiungeresti mai.. quindi, alla fine, gli aspetti positivi sono la maggioranza». Qual è la sua opinione sugli eBook? Pensa che i libri digitali soppianteranno quelli cartacei? «Penso che gli eBook siano una risorsa fondamentale, perché permettono, per esempio, modalità alternative di pubblicazione: per un esordiente la prima pubblicazione può essere davvero molto costosa, e l'e-Book aiuta parecchio, in questo senso. Inoltre, può aiutare la diffusione anche di opere importanti che magari molte persone non si possono permettere o semplicemente non hanno voglia di acquistare. Non penso però che soppianteranno il cartaceo, almeno nei prossimi 50 anni... e non penso lo faranno mai. Il fascino di tenere un libro fra le mani e sfogliarlo è una cosa che non morirà mai». Quali soddisfazioni ha avuto finora dal suo impegno letterario? Ha in programma l'edizione di altri libri? «Sono sicuramente contento di come stanno andando le cose finora: non ho ancora avuto una grande diffusione con "Lo specchio è oltre", ma il primo passo è stato fatto: la prima pubblicazione! Spero che questa intervista mi aiuti a diffonderla di più. Anche perché sono già al lavoro con un nuovo romanzo, "La Frattura", che è un'evoluzione del primo: sempre fantasy, ma con toni più adulti e cupi, e con il tentativo di creare un mondo plausibile, questa volta senza nessun collegamento con il nostro mondo. Rispetto al primo romanzo ho conservato solo il personaggio del Negatto, che era troppo affascinante ai miei occhi, per non usarlo più. In futuro, vorrei cimentarmi nel romanzo storico, ma per ora c'è "La Frattura" che occupa tutto il mio tempo». |
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