Limpida Mente

CULTURE - Le interviste di LimpidaMente

Alcune domande a
SALVATORE GIONCARDI
(3 novembre 2005)

Salvatore Gioncardi è attore teatrale e cinematografico. Ha interpretato numerosi film, spettacoli teatrali e fictions televisive, tra le quali "La Piovra 7", "Carabinieri", "La squadra", "Un figlio a metà", "Vivere". E' anche regista, doppiatore e consulente di doppiaggio in dialetto siciliano. E' presidente dell'associazione culturale "Circolo attori".

SALVATORE GIONCARDI
Domanda: Lo spettacolo è sempre cultura?
Risposta:
«No, oggi non è cultura! Da qualche anno non lo è».

Perché?
«Perché negli ultimi anni le leve del potere del nostro paese hanno preferito distrarre gli italiani con spettacoli leggeri, privi di contenuti, cominciando principalmente dalla televisione, ormai tutta uguale, per poi trasferirsi al teatro, al cinema ed altre forme di spettacolo. Tutti hanno cercato di difendersi e sono stati penalizzati dal taglio dei finanziamenti pubblici FUS (fondo unico dello spettacolo) al 70%. Ma lo spettacolo deve essere sempre cultura, dal più impegnato al più leggero».

Quale ruolo deve svolgere lo spettacolo nei confronti degli spettatori?
«Lo spettacolo è comunicazione per cui se racconti una semplice barzelletta senza senso non solo non fai ridere ma comunichi compassione. Lo spettacolo teatrale deve difendere il teatro della memoria ma deve anche difendere ed incoraggiare il teatro di ricerca e per tutto questo ha bisogno di finanziamenti pubblici. La stessa cosa vale per il cinema, per la televisione ecc.. L'impegno deve essere: ridere con intelligenza, comunicare emozioni, riflessioni ed analisi con responsabilità ed attenzione, coinvolgere i telespettatori come pubblico attento e partecipante su temi di interesse collettivo. Il pubblico negli ultimi anni è stato per calcolo meschino diseducato e reso ignorante spettatore di una cultura millantata per originale, legata ad un disegno di semplice mantenimento del potere decisionale».

Quali sono i principali problemi per chi opera nel mondo dello spettacolo?
«Non avere una figura giuridica certa per gli attori. Avere più finanziamenti per le compagnie e le produzioni. Più professionalità. Regole nella distribuzione. Ricostruzione dei teatri stabili e pubblici e relativa circuitazione. Riqualificazione e legittimità delle scuole di recitazione. Ma non solo questo...».


Cosa dovrebbero fare le istituzioni per valorizzare l'aspetto culturale dello spettacolo?
«Affidarsi ad artisti di riconosciuto valore. Puntare sulla professionalità. Finanziare progetti di ricerca. Non affidare ad un unico soggetto il controllo della comunicazione televisiva».

Il lavoro degli attori è facile o complesso?

«E' complesso se svolto da attori professionisti. E' complesso perchè nasce da anni di studio e anni di approfondimento: "gli esami non finiscono mai"».

Qual è la differenza tra attori di cinema e di teatro?

«Non c'è differenza, anzi non ci dovrebbe essere differenza tra attori, ma tra modi di rapportarsi con il mezzo che ti permette di esprimerti. Un buon attore di teatro può essere un buon attore di cinema, ma non accade al contrario, perché davanti ad un pubblico che ti giudica senza possibilità di replica non si può bleffare».

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