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RELAZIONI - Le interviste di LimpidaMente

Alcune domande a FRANCESCA MUSCAS

(1 settembre 2020)

Francesca Muscas è nata a Iglesias (SU) nel marzo 1991, dove vive da sempre. Possiede un diploma di maturità scientifica e si è laureata in Lettere moderne a Cagliari il 21 febbraio 2018. Ha la passione per la scrittura fin da quando era bambina. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo "R.I.P. Riposa in pezzi" del quale ci parla in questa intervista.

Francesca Muscas

FRANCESCA MUSCAS
 
Domanda: "R.I.P. Riposa in pezzi" è un titolo che lascia immaginare scenari da romanzo horror, noir o thriller. Conferma che si tratta di un libro appartenente ad uno di questi generi o lo definirebbe in altro modo?
Risposta:
«Avete azzeccato. Lo definisco un thriller psicologico con tinte horror e noir».

È vero, leggendo il romanzo si coglie proprio un'atmosfera da thriller psicologico. Quali sono i tormenti interiori e i timori esistenziali del protagonista e dei personaggi principali?
«Andrea ha paura di vedere la sua reputazione rovinata per sempre. Serena si sente insicura e fragile perché ha perso il punto di riferimento di sua sorella maggiore. Marco sente un vuoto da quando suo padre è diventato ricco con le scommesse su indagati di omicidio. L'approfondimento dei loro stati d'animo è in continua evoluzione nella storia ed emerge nel corso della lettura del libro».

Le vicende vissute da Andrea sembrano avere qualcosa di surreale: si tratta di allucinazioni o di realtà?
«Andrea soffre di allucinazioni dopo la morte della compagna Giulia. A volte sono palesi, come quando compare lei, altre volte difficili da distinguere con la realtà. Il lettore scopre assieme al protagonista dove si trova il confine tra realtà e allucinazione».

Quali stati d'animo umani ha voluto esprimere attraverso le paure e le visioni di Andrea? Cattiveria? Egoismo? Senso di colpa? O altro?
«Le visioni acquisiscono una sfumatura diversa assieme agli stati d'animo del protagonista. Andrea afferma alla psichiatra di avere un demone dentro: si tratta dell'astio che prova ancora per Giulia che lui ora può vedere esterno a sé e rivolto contro di sé. Approfondendo il rapporto con Serena, le visioni di Andrea esprimono anche il senso di colpa, che ha proiettato su di lei, la quale soffre per la morte della sorella maggiore. In realtà le allucinazioni gli servono alla resa dei conti per entrare in contatto profondo col suo inconscio e dargli un'ultima possibilità di riscatto dal suo fallimento esistenziale come essere umano».

Il romanzo è ambientato a Iglesias, in Sardegna. Perché ha scelto questa località?
«
Per mera comodità. Sono nata a Iglesias ed è la città che conosco meglio. L'importante è stato ambientare la storia in Italia».

La collocazione temporale del romanzo è inizialmente indefinita, ma poi si scopre che la storia si svolge in un ipotetico futuro. Perché viene rivelata solo alla fine?
«Il tempo della storia è svelato nell'ultima pagina del romanzo, quando Andrea dice di aver fondato Crime News Italia dieci anni prima nel 2032. La storia è ambientata nel 2042, un futuro molto vicino al nostro, in uno scenario distopico. Ho scelto di dare questa informazione solo alla fine in modo che il lettore possa prima immaginare la storia nel nostro presente».

Nel romanzo si parla di abitudini inquietanti, come le scommesse sulle persone indagate per omicidio e la violenza che diventa spettacolo. Pensa che iniziative del genere appartengano solo alla sua fantasia di scrittrice o che possano realizzarsi veramente?
«Ho voluto estremizzare una realtà odierna in cui tante persone si appassionano dei casi di cronaca nera quasi come di una telenovela. Da cui la spettacolarizzazione della violenza per fare audience. In realtà nella nostra Storia, spessissimo la violenza è stata considerata mero spettacolo. Mi vengono in mente i gladiatori dell'Antica Roma. Oggi siamo più civili come società. Però la Storia ci insegna che culturalmente si può anche regredire: il nostro inconscio collettivo è lo stesso di pochi millenni fa».

Nel romanzo ha descritto molto bene i tratti psicologici dei vari personaggi: cosa le piace e cosa invece deplora nei comportamenti umani? In particolare, Andrea è un personaggio totalmente negativo?

«Ammiro le persone che sanno mantenere la calma e mi piacerebbe un mondo basato sul valore della nonviolenza. Andrea è la rappresentazione estrema di questo mancato valore. Il messaggio del romanzo è che qualsiasi essere umano, anche un perdente come Andrea, conserva nel suo inconscio personale le risorse per tornare alla pace con sé stesso e con gli altri».

La storia da lei raccontata è ben costruita e fa vivere ai lettori momenti di tensione ed emozioni forti: questi effetti sono stati studiati da lei a priori o sono nati spontaneamente durante la scrittura?
«Sono effetti che inizialmente ho studiato bene, poi man mano che andavo avanti con la storia mi son venuti sempre più spontanei. Mi fa molto piacere avere questo riscontro da parte dei lettori».

Ha in programma la pubblicazione di altri romanzi? Cosa si aspetta dal suo futuro di scrittrice?
«Ho in progetto altri cinque romanzi per ora. Ho un piccolo raccoglitore in cui segno le nuove idee. Alcuni ho già cominciato a scriverli, hanno generi differenti: fantastico, fantascienza, storico-romantico, satirico, distopico. Partendo come scrittrice emergente non è facile farsi conoscere, comunque son già molto felice per il fatto in sé di produrre scrittura narrativa».

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