RELAZIONI
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Le interviste di LimpidaMente Cesare
Paoletti è nato e vive nei pressi di Firenze, sulle splendide colline
del Chianti. È sposato con Susanna ed è medico di famiglia in pensione,
omeopata e ricercatore spirituale. Collabora con una web radio sociale
(Radio RDM “Una voce per un aiuto”), per la quale conduce due rubriche,
una di medicina e una di grammatica italiana. Partecipa al progetto
ministeriale “Curvatura biomedica” tenendo lezioni su argomenti di Medicina
presso i licei scientifici. È autore di pubblicazioni scientifiche e
relazioni a congressi medici. Ha pubblicato cinque sillogi poetiche
(“Gocce di luce”, “Preghiera”, “Semi d’infinito”, “Semi d’amore”, “Semi
di luce”), due saggi (“Gesù luce del mondo” e “Il Padre Nostro fra spiritualità,
filosofia e poesia”), tre romanzi (“Il medico degli angeli”, “Ombre”,
“Patto di morte”). Ama la scrittura, la scienza, la spiritualità, la
filosofia, la musica classica, lo sport. Questa intervista è stata effettuata
in occasione dell'uscita del suo libro "Patto
di morte".
Risposta: «Il commissario Luca Gentile è un quarantenne dal fisico atletico, volto bello e umano, profilo etrusco, capelli neri corti, occhi azzurri profondi e luminosi che ispirano sicurezza e fiducia. È un uomo concreto e razionale anche se le sue doti migliori sono l’intuito e l’empatia, la capacità di leggere l’animo e la psicologia delle persone e di coglierne l’intimo sentire. Ha una profonda fede religiosa che più che fede è certezza d’eternità e verità vissuta nell’anima. Ha Gesù come riferimento e fa il catechista in parrocchia forse perché vuole coltivare la luce che vive nel cuore dei ragazzi per contrastare le ombre del male. Ama la musica classica. Le melodie di Puccini lo portano in una dimensione per lui poco familiare, quella dei sentimenti e delle passioni, mentre la musica di Beethoven, impetuosa e fiammeggiante, è in perfetta risonanza con il lato eroico e virile della sua personalità. Un uomo così avrebbe potuto fare il prete o l’insegnante, ma ha scelto di fare il commissario di polizia (lui è laureato in legge e fa il commissario presso la questura di Firenze) perché ha un forte senso della giustizia. Ma per lui giustizia non significa solo perseguire il male e i reati, perché se da un lato desidera che la legge faccia il suo corso e punisca chi si macchia di un crimine, dall’altro sa e sente che al di là della giustizia umana c’è una realtà più grande, il perdono di Dio, e ha sempre in mente le sconvolgenti parole di Gesù sulla croce: "Padre, perdonali, perché non sanno…". Certo come ogni uomo anche lui ha i suoi difetti: è irascibile, solitario e un po’ vanitoso. Insomma, il commissario Luca Gentile è un uomo la cui vita è tutta compresa fra il lavoro, del quale è appassionato, e i suoi interessi, culturali, spirituali, sportivi. Severo e solitario, ma con lo sguardo e il cuore aperti sull’umanità». Il commissario Gentile è stato anche il protagonista di un suo libro precedente. Cosa ha aggiunto di nuovo su di lui? «“Patto di morte” è il secondo romanzo dedicato alle inchieste del commissario Gentile, dopo “Ombre”. La figura del commissario è già ben delineata nel primo romanzo. Possiamo aggiungere che i tratti della sua personalità in questo romanzo sono meglio definiti. Il commissario Luca Gentile si presenta sempre più come una figura assolutamente originale nel panorama della letteratura gialla inflazionato di commissari di polizia. La sua originalità si manifesta a livello professionale e soprattutto a livello umano. A livello professionale assomiglia un po’ al commissario Maigret, perché predilige il metodo d’indagine intuitivo e l’analisi psicologica, anche se non disdegna il metodo logico-deduttivo, essendo un uomo molto razionale. A livello umano è un commissario molto originale perché è un commissario “spirituale”, un commissario che fa il catechista, che parla di Gesù, che ama la musica classica. In definitiva non è solo un commissario, ma è soprattutto un uomo dalla personalità forte, ricca, complessa». Colpisce durante la lettura la particolarità dei vari personaggi, un po' inconsueti nel loro modo di agire e di pensare. Sono solo frutto di fantasia o ha preso lo spunto da persone reali? «In realtà non mi sono ispirato a personaggi della vita reale. Se la figura del commissario Gentile, come spesso accade con i personaggi creati da ogni scrittore, in qualche modo è espressione della mia personalità, con i suoi pregi e i suoi difetti, ed esprime ciò che sono, o che vorrei o non vorrei essere, gli altri personaggi sono frutto di pura fantasia. È però vero che potrebbero rappresentare sentimenti e caratteristiche di persone che s’incontrano nella vita reale. Gli esseri umani sono infiniti e infiniti sono gli aspetti psicologici, i caratteri, le increspature dell’anima, degli uomini e delle donne che vivono, desiderano, sperano, soffrono, sognano, in questo mondo». Delitto, sesso e ricatti sono gli elementi di spicco del suo romanzo. Ma c'è anche una relazione amorosa del commissario con una giovane donna. Senza svelare la trama, può dirci qual è il ruolo di questa ragazza nell'ambito delle indagini? «Devo dire che il personaggio di Elisa, dopo quello del commissario Gentile, è quello al quale mi sono più affezionato. All’inizio non pensavo che avrebbe assunto un ruolo importante, nel contesto della storia. Poi man mano che andavo immaginando e descrivendo le caratteristiche fisiche e la personalità della ragazza, mi sono innamorato di lei e ho trasferito il mio nascente sentimento nel cuore del commissario, con il quale, come ho detto, mi identifico. Per questo ho deciso di far diventare questa bellissima, intelligente e vivace ragazza non solo importante sentimentalmente per il commissario, ma anche sua valida collaboratrice nelle indagini. Ecco come si è presentata Elisa a me e al commissario Gentile e come ci ha fatto innamorare perdutamente di lei: Gentile si trovò di fronte una giovane donna, sui venticinque anni, assai bella, con i lunghi capelli biondi che scendevano morbidi e fluenti fin oltre le spalle, un torrente di luce che le incorniciava il viso dalle dolci fattezze. I suoi occhi grandi chiari lo fissavano un po’ turbati. Non poté fare a meno di guardare i piccoli seni eretti che premevano contro la camicetta celeste leggermente sbottonata. «Buonasera, signorina, ecco, mi dispiace arrecarle disturbo. Volevo solo farle qualche domanda a proposito di quella famosa carta da lettere di cui le ha già parlato Don Giulio» disse con tono rassicurante. «Sì certo, si accomodi.» La sua voce timida e incerta parve al commissario un fugace accordo d’arpa tanto era gentile e melodiosa». Si nota nella narrazione la precisione delle sue descrizioni: personaggi, luoghi e ambienti vengono presentati con molti dettagli che evocano immagini vive e realistiche. Aveva seguito lo stesso stile anche nei suoi libri precedenti? «Io penso che questo libro rappresenti un’evoluzione e una maturazione del mio stile letterario, già presente in embrione nei precedenti romanzi nei quali è andato via via affinandosi e perfezionandosi. Ovviamente io non considero il risultato attuale un punto di arrivo perché non si finisce mai d’imparare. Alla base di tutto ci devono essere studio, ricerca, umiltà e desiderio di apprendere e migliorarsi. Sempre». Lei ha scritto anche libri di poesia: quali sono state le fonti di ispirazione per i suoi versi? «Ho cominciato fin dai tempi dell’università a scrivere in “modalità poesia”. Successivamente ho pubblicato cinque sillogi poetiche: “Gocce di luce”, “Preghiera”, “Semi d’infinito”, “Semi d’amore”, “Semi di luce”. I miei versi sono semplici, essenziali, e nascono da un sentimento religioso, da un’ispirazione spirituale, e dalla meraviglia, dallo stupore suscitati dalla contemplazione della bellezza del creato. La spiritualità nelle mie poesie esprime la ricerca di un contatto, di una comunione con l’Assoluto, con Dio, il bisogno di raggiungere l’intimità con lo Spirito, con il Padre-Madre di tutto ciò che è. Sono versi che racchiudono anche concetti filosofici complessi espressi con il linguaggio semplice della poesia. Poesia come spiritualità, poesia come preghiera, poesia come filosofia, poesia come speculazione filosofica». In quali altri generi letterari si è cimentato? «Oltre alle poesie e ai romanzi ho pubblicato due saggi, “Gesù luce del mondo” e “Il Padre nostro fra spiritualità, filosofia, poesia”. Quindi mi piace molto anche la forma-saggio nella quale il mio stile letterario cambia decisamente assumendo un tono più severo, un andamento più serrato e un ritmo animato da una forte tensione intellettuale, pur con qualche coloritura poetica». Leggendo la sua biografia si apprende che lei è una persona dai molteplici interessi. Quali di questi la coinvolgono maggiormente? «Direi senza ombra di dubbio la scrittura e la medicina. Sono un medico di famiglia in pensione ma la cura dei malati è nel mio DNA e la considero la mia missione più importante in questa vita. Missione che adesso porto avanti con lo studio e la pratica dell’omeopatia. Scrivere poi è per me una necessità che desidero fortemente veder coronata dal successo e dalla conquista di numerosi lettori». Torniamo alla sua attività letteraria: cosa potremo leggere nei suoi libri futuri? Quando uscirà il prossimo?». |